Il nostro percorso creativo è partito dal “punto”. Ma quanti significati ha il punto? Detto anche punto fermo, segnala una pausa maggiore all’interno di più proposizioni, chiude un periodo, isola un pensiero, conclude un’ampia rappresentazione. Luogo comune è segnare un’abbreviazione con un punto, risponde ad un’esigenza pratica di spazio o di tempo tipica soprattutto della contemporaneità. I due punti verticali cercano di dare risalto a ciò che si vuol dire in seguito. Il punto esclamativo denota ammirazione, sorpresa, disappunto, quando se ne abusa può dare al discorso un accento oratorio ed enfatico. Il punto interrogativo esprime l’interrogazione, la domanda, si accompagna ad un’intonazione della voce, pone il soggetto in atteggiamento di ascolto. Quando i punti diventano tre sono usati per creare un senso di attesa, introdurre un’allusione, o lasciare sottintesa una parte del discorso. Passando al linguaggio della generazione digitale si amplia l’offerta. Nelle app i puntini si chiamano pallini o badge di notifica. Solitamente sono tre ed hanno lo scopo di segnalare la presenza di notifiche, svolgono il ruolo di richiamo dell’attenzione.
E a noi viene da dire “O punti o mores!”, ma vogliamo interpretarla con positività, generoso materiale di grande ispirazione.
